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RISCHIO CLINICO: SiMews al suo servizio

Lo scopo principale che SiMews si prefigge è quello di aiutare il personale sanitario nella gestione del RISCHIO CLINICO. Tale tematica è oggi al centro di numerosi vertici in campo medico e che sta a cuore a tutti i gestori di strutture pubbliche e private.

La riduzione del rischio clinico si ottiene solo con una gestione efficiente dei pazienti ricoverati nella struttura e SiMews permette proprio questo: monitoraggio continuo su TUTTI i degenti. Si perché noi, i nostri partner e soprattutto i nostri clienti sanno che ogni paziente è ugualmente importante e merita ogni attenzione possibile e che se è ricoverato deve sentirsi nel posto più sicuro al mondo e deve quindi essere sottoposto a controlli costanti, ma tuttavia, dove possibile poco invasivi.

Ma cosa si intende veramente per rischio clinico? Per spiegarlo non abbiamo trovato parole migliori che quelle della Dottoressa Valli, responsabile del rischio clinico presso il Centro Chirurgico Toscano. Quindi ecco di seguito la sua pubblicazione consultabile anche al link http://www.centrochirurgicotoscano.it/media/all_pubblicazione/2015-02-maggio.pdf

Buona lettura dal nostro staff di Simeds.

LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO Introduzione al rischio clinico

Parlare di Rischio Clinico senza annoiare mortalmente chi legge non è facile, soprattutto se chi scrive di lavoro non fa il romanziere ma il medico. L’obiettivo che mi prefiggo è quello di cercare perlomeno di trasmettere il mio entusiasmo nei confronti del tema trattato, perché ritengo che il Rischio Clinico sia molto affascinante e soprattutto molto utile. Utile a chi? Ai pazienti sempre innanzitutto, ma anche a noi operatori, che abbiamo scelto di lavorare con le persone e con le loro vite e ci troviamo a gestire e attuare procedure che ci espongono quotidianamente a rischi. Ma cosa è il Rischio Clinico? Con rischio clinico si definisce la possibilità che un paziente subisca un “danno o disagio involontario, imputabile, alle cure sanitarie, che causa un prolungamento del periodo di degenza, un peggioramento delle condizioni di salute o la morte”. Un danno cioè che non è dovuto alla patologia per la quale il paziente si reca all’ospedale, ma ad un evento nuovo dovuto ad atti sbagliati nel suo percorso di cura. Il rischio clinico definisce evento avverso un “evento inatteso correlato al processo assistenziale e che comporta un danno al paziente, non intenzionale e indesiderabile” definisce inoltre l’errore come il “fallimento nella pianificazione e/o nell’esecuzione di una sequenza di azioni che determina il mancato raggiungimento, non attribuibile al caso, dell’obiettivo desiderato”. Distingue inoltre due tipologie di errore: l’errore attivo e l’errore latente. L’errore attivo è per lo più ben identificabile, prossimo in senso spaziotemporale, al verificarsi dell’evento; riconducibile ad un’azione sbagliata commessa da un operatore o ad un incidente, come il malfunzionamento di una strumentazione. E quindi ad esempio se sbagliamo la somministrazione di un farmaco l’errore attivo è stato commesso dall’operatore che ha somministrato il farmaco sbagliato. Il modello che meglio riesce a spiegare ed illustrare efficacemente il sistema degli errori è stato ideato dal filosofo James Reason agli inizi degli anni novanta ed è conosciuto come il modello del formaggio svizzero. I buchi nelle fette di formaggio rappresentano le insufficienze latenti che sono presenti nei processi sanitari; quando si modificano più fattori che normalmente agiscono come barriere protettive, i buchi si possono allineare e permettere il concatenarsi di quelle condizioni che portano al verificarsi dell’evento avverso. Quindi tanti errori latenti che un bel giorno si allineano e permettono che l’evento avverso si verifichi. L’evento evitato (Near miss) è invece un “errore che ha la potenzialità di causare un evento avverso che non si verifica per caso fortuito o perché intercettato o perché non ha conseguenze avverse per il paziente”. Ad esempio si sta per somministrare un farmaco sbagliato al paziente, arriva un collega se ne accorge e ci blocca; oppure viene somministrato un farmaco sbagliato, ma questo non causa nessun danno al paziente. Il near miss nasconde errori latenti e anche se questa volta il danno al paziente è stato per pura fortuna evitato, scovare gli errori latenti, capirne la natura e cercare di neutralizzarli aiuta a fare in modo che non si ripetano”. Dott.ssa Benedetta Valli, Resp. Rischio Clinico CCT 


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